Quattro giornate per quattro grandi fasi della storia.
I dibattiti storici – Deformazioni, interpretazioni e omissioni nelle opere storiche e storiografiche dal mondo antico all’età contemporanea – hanno dato modo a numerosi dottorandi di confrontarsi su un tema tanto avvincente quanto delicato, per la sua natura sfuggente.
L’idea dei dibattiti storici è nata dai dottorandi in storia di Vercelli, in particolare da Martina Zerbinati, Michela Ferrara, Matteo Moro e Stefano Scaletta. Sono loro i creatori della prima stagione di questi incontri di, per e tra dottorandi nella bellissima Cripta della Basilica di Sant’Andrea. Il taglio scelto, tra deformazioni e omissioni, evocava i temi attualissimi delle fake news e degli alternative facts, tuttavia rimettendo la faccenda in una prospettiva di diversi secoli.
Storia moderna: tra alternative facts e global history.
Ho avuto il piacere di partecipare al terzo incontro, dedicato all’epoca moderna, in scena mercoledì 18 ottobre. A orchestrare la giornata è stato il prof. Claudio Rosso, che ha introdotto i temi peculiari di quella fase storica: in particolare la ribalta del duetto world history e circolazione delle idee. Ha aperto le danze Alessandro Tripepi dell’Università degli Studi di Milano. Il suo intervento ha posto l’attenzione sul film silence sull’attività degli ordini missionari attivi in Giappone nel XVI e XVII secolo, sottolineando come essi abbiano spesso utilizzato l’Arcipelago come un mezzo per raggiungere i propri obiettivi: ad esempio quando prima i gesuiti e poi i francescani inviarono due delegazioni in Europa propagandandole come diretta espressione della volontà di sovrani giapponesi, ma in realtà perseguendo fini del tutto partigiani.
Il secondo atto è spettato a Michela Ferrara, che ha spiegato quanto nell’Europa moderna era difficile capire chi fosse nobile e chi millantasse il titolo, inventandosi parentele eccellenti. Non poche famiglie falsificavano documenti e creavano memorie genealogiche talvolta molto creative: per esempio la famiglia Cagnoli, che, per assonanza, era arrivata a vantare una discendenza addirittura da Quinto Lutazio Catulo. Il fenomeno, ha chiarito Michela, fu tutt’altro che marginale a seconda delle fasi storiche e delle zone considerate. Il che solleva questioni di ambito sia storico sia filologico: la ricerca passa infatti dallo scetticismo più estremo nei confronti dei documenti disponibili a un attento confronto delle fonti.
È spettata a me la chiusura del terzetto. Ho cercato di raccontare un’ipotesi di ricerca, praticamente investigativa, sui moventi dell’abolizionista Francis Lieber. Che cosa lo spinse, tedesco in terra americana e abolizionista in terra schiavista, a celare le sue idee e tuttavia a rimanere ventun anni in South Carolina?
Coffee (beer) break.
A seguire un breve dibattito, animato dal prof. Rosso. Infine un coffee break ristoratore che si è rivelato un preludio alla birra di gruppo, ultimo atto a coronare una bellissima giornata. Mercoledì 25 è calato il sipario sui dibattiti storici con l’ultima sessione, dedicata alla storia contemporanea. Rimangono numerosi spunti, diversi nuovi colleghi e amici e naturalmente la concreta speranza di un bis quanto prima.
Un ringraziamento speciale va a Eugenio Garoglio, fotografo semi-ufficiale delle giornate.
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