LA PRIMA Enciclopedia di marTE vista dagli U.s.a.
Cosa ha rappresentato Marte per la Terra? Cosa significa parlare di Marte in prospettiva letteraria e culturale? Queste ed altre domande trovano una risposta in Alieni a stelle e strisce: Marte e i Marziani nell’immaginario USA, scritto da Alessandra Calanchi ed edito per Aras nel 2015.
Il testo ripercorre la storia scientifica del pianeta Marte per costruire una vera e propria “enciclopedia marziana” nella quale confluiscono tutte le opere, letterarie e cinematografiche, che raccontano di Marte e dei Marziani, in modo diretto o indiretto.
Dopo un primo capitolo dedicato alle scoperte scientifiche storiche circa il pianeta, Calanchi stabilisce un “Canone della Letteratura Marziana” sdoganando tale produzione artistica dall’etichetta di “fantascienza” e suddividendola temporalmente in tre macroaree: la prima dell’utopia (da metà Ottocento ai primi anni ’30), la seconda dell’invasione (fino agli anni 60-70) e la terza della terraformazione che arriva fino ai giorni nostri. Il capitolo centrale, poi, fornisce un elenco sorprendentemente lungo e variegato di tutte le opere letterarie e cinematografiche che, a vario titolo, rientrano nel canone di tale letteratura.
cinema, letteratura e… politica!
Si parte da The Telescopic Eye di William Henry Rhodes (1876) per arrivare a The Martian di Andy Weir (2011) e dal cortometraggio italiano Un matrimonio interplanetario di Enrico Novelli (1910) a The Martian di Ridley Scott (2015), con una piccola appendice rivolta a TV videogames e altri media. In questo itinerario storico-culturale, Calanchi rintraccia alcuni punti in comune tra queste opere “marziane” e la cultura americana: il mito della frontiera (a partire dai Pilgrim Fathers), la paura dell’incontro con il diverso e la diversità (la wilderness e l’’invisible world dell’età puritana), la spinta espansionistica e colonizzatrice (l’American Westward Expansionism), la paura dell’invasione (i flussi migratori) e la recente paura della catastrofe ambientale collegata ai progetti di terraforming (che ricorda la Nuclear Fear). Marte assomiglia pericolosamente alla Terra e più precisamente agli USA e i marziani oscillano tra l’essere “angeli protettori”, “comunisti” e “terroristi spaziali”. Se è vero che Marte nella fase dell’utopia costituiva un luogo di evasione – in cui canali d’acqua scorrevano rigogliosi, ed erano possiili incontri fantastici con bellissime principesse marziane (è il caso di Un matrimonio interplanetario) – che rifletteva il credo dell’epoca della possibilità di vita sul pianeta, dal primo Dopo Guerra i marziani cominciano ad incarnare la minaccia comunista nell’immaginario collettivo americano. Marte, d’altra parte, è il Pianeta Rosso. La produzione letteraria della “fase dell’invasione”, sia inflitta (come accade in vari racconti di Asimov e Bradbury, dove comunità di terrestri si stanziano su Marte) sia subita (come in Martians, Go Home! di Fredric Brown), testimonia “una profonda crisi della storia, della geografia e delle identità (non solo nazionali, ma anche etniche e di genere) tradizionalmente intese”.
Marte si fa sempre più vicino (grazie alle sonde spaziali) e le aspettative di trovare vita e/o acqua su di esso diventano sempre più utopiche. Nel progetto del terraforming, che dà il via ad una nuova era, vengono riversate le nuove speranze del genere umano. L’obiettivo è rendere l’ambiente marziano simile a quello terrestre, in modo da essere capace di ospitare la vita umana (dopo l’apocalisse). Marte è un monito per la Terra: esso potrebbe aver ospitato la vita prima che questa si sviluppasse sul nostro pianeta ma il suo attuale stato di aridità rimanda a una catastrofe ambientale che forse fu fatale per la vita marziana e che sarà fatale anche per la vita umana. Un esempio dell’ansia ecologica lo troviamo, tra gli altri, in Martian Spring di Michael L. Williams (1986) in cui, grazie a un’esplosione nucleare in orbita attorno a Marte, il pianeta subisce un cambio atmosferico e diviene “abitabile” e viene riscaldato periodicamente mediante un effetto-serra controllato. Nel capitolo conclusivo troviamo tre case studies letterari-cinematografici, analizzati tenendo conto anche dei soundscape studies e degli studi sul paesaggio psicologico ed ecologico. Si tratta di War of the Worlds di Wells (1897) ed il programma radiofonico di Welles del ’38, Martian Chronicles di Ray Bradbury (1950) ed infine il film di Tim Burton Mars Attacks! (1996).
MARTE oppure LE PROIEZIONI DELLA TERRA?
In definitiva Calanchi dimostra quanto Marte finora ci abbia raccontato molto più di noi che di se stesso.
E se è vero che l’immaginazione ha alimentato la ricerca scientifica ed anzi la ha spesso preceduta, continuare ad immaginare Marte e i Marziani significa, in una qualche misura, prevedere o intuire il futuro dell’umanità e magari orientarlo. In fin dei conti, ancor più che sulla Terra, nello spazio le possibilità immaginative sono infinite.